TRIONFO AZZURRO...O ROSA????


4/10/2007 -
21:28San Pietroburgo (RUSSIA)

- Nel sesto giorno di gare l’inno di Mameli suona finalmente al Peterbursky Sports Complex di San Pietroburgo, in una giornata indimenticabile per la scherma italiana. Un podio completamente azzurro (nella foto Minozzi), come un anno fa a Torino. Stesse protagoniste, ma conio di medaglia diverso. Valentina Vezzali, infatti, supera Margherita Granbassi, nel remake della finale di dodici mesi orsono, conquistando così il suo quinto titolo mondiale, dopo quelli di Lipsia 2005, L’Havana 2003, Nimes 2001 e Seoul 1999, a cui vanno aggiunti i due olimpici di Sidney 2000 e Atene 2004. Come lei, degli atleti ancora in attività, solo Stanislav Pozdniakov, anche se ad onor del vero lo sciabolatore russo di Olimpiadi ne ha vinta ''solo'' una. Quella di Atlanta 1996. Una giornata positiva fin dal primo assalto, con un dominio quasi assoluto. Via via sono cadute la venezuelana Yulitza Suarez (15-4), la francese Melanie Moumas (14-5), la tedesca Anja Schache (15-6) e la compagna di squadra Ilaria Salvatori, superata nei quarti per 15-7. In semifinale, poi, il successo è arrivato sull’eterna Giovanna Trillini per 15-6. Di lì a poco, l’atto finale. Un assalto equilibrato nella prima parte (5-5, 6-6) e poi il primo break (6-8), prima rintuzzato (8-9) e subito dopo decisivo con l’11-8 che valeva la medaglia d’oro. Il primo pensiero dela fiorettista tesserata per le Fiamme Oro va al marito e al figlio: ''Mimmo me lo aveva detto, non potevo perdere nella città dello zar. E poi mio figlio si chiama Pietro...''. E poi aggiunge: ''Certo, si può vincere anche con un handicap fisico, ma forse quando ci trovammo contro a Torino non eravamo ad armi pari. Ma chi vince ha sempre ragione''. La Granbassi accetta la sconfitta con grande classe e con il sorriso: ''Bisogna saper perdere come saper vincere. Qui ero arrivata in condizioni non perfette. E non lo dico per crearmi un alibi. Di quest’argento, quindi, sono assolutamente felice''. La carabiniera triestina la finale l’aveva trovata dopo un cammino alterno. Primo turno tranquillo con la britannica Martina Emanuel (14-7), brivido al supplementare (7-6) con la cinese Wan Wen Su nei 16esimi; ancora due turni convincenti con l’olandese Indra Angad-Gaur (12-8) negli ottavi e con l’ungherese Virginie Ujlaki (15-10) nei quarti, prima della semifinale con l’ungherese Aida Mohamed chiusa all’ultima stoccata per 14-13. Chi, invece, aveva minato le coronarie dei tifosi azzurri assiepati sulle tribune, era Giovanna Trillini, splendida medaglia di bronzo a distanza di ventuno anni dal debutto di Sofia nel 1986, allorquando vinse l’argento nella prova a squadre. Tre turni superati al minuto supplementare con la rumena Roxana-Mariana Barladeanu (11-10), la cinese Lei Zhang (6-5) e la russa Eugyenia Lamonova (9-8), prima del quarto di finale vinto nettamente per 15-4 con la coreana Hyun Hee Nam. Dopodichè la sconfitta con la Vezzali e il terzo posto, che conferma il risultato di un anno fa. Ironica nella sua analisi la campionessa jesina in forza al Corpo Forestale: ''Gli incontri tra italiane sono sempre difficili, forse dovrei allenarmi a San Marino. E’ un bronzo che mi fa felice perché arriva dopo una giornata in cui ho dovuto superare avversarie difficili''. Grande soddisfazione per il Ct Andrea Magro: ''Sono strafelice per tutte. Non mi interessa chi abbia vinto, io alleno la squadra azzurra. Questo è un messaggio per lo sport italiano, l’orgoglio di tre ragazze e di uno staff che oggi ha onorato i colori della nostra bandiera''. Un plauso va anche alla Salvatori, sesta nella classifica finale. Per l’atleta in forza all’Aeronautica Militare è il miglior piazzamento ottenuto nei tre Mondiali fin qui disputati. Con le tre medaglie di oggi la spedizione italiana eguaglia il risultato ottenuto al Mondiale dello scorso anno (1 oro, 3 argenti e 3 bronzi) e punta a fare ancora meglio, così come conferma il presidente federale Giorgio Scarso: ''Al termine delle prove individuali è stato eguagliato il risultato di Torino 2006. Da domani inizieranno le gare a squadre valide per la qualificazione olimpica, dove potremmo migliorare il nostro bottino ma, soprattutto, fare un passo in avanti sulla strada che porta a Pechino. La scherma mondiale ci guarda con grande invidia, ma questo è il frutto di un lavoro che premia gli sforzi della Federazione. Un grazie di cuore alle ragazze, ai maestri e al responsabile d’arma. Ringrazio il Presidente del CONI, Giovanni Petrucci, per i complimenti che mi ha fatto pervenire telefonicamente subito dopo la gara. Il messaggio di questo podio dovrà essere la pari dignità dello sport al femminile''






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